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Ho una tendinite al ginocchio: che devo fare?


Il ginocchio del saltatore o "jumper's knee" (comunemente conosciuta come "tendinite rotulea") è una tipica tendinopatia da sovraccarico funzionale che interessa nel 65% dei casi l'inserzione del tendine rotuleo al polo inferiore della rotula, nel 25% dei casi l'inserzione del tendine del quadricipite al polo superiore della rotula e nel 10% dei casi l'inserzione distale del tendine rotuleo alla tuberosità tibiale (sindrome di Osgood-Schlatter) (Perugia 1997, Ferretti 1986).

La sintomatologia è abbastanza tipica: dolore anteriore del ginocchio che si esacerba maggiormente la mattina (primi passi), durante lo squot, il salto, la corsa e comunemente nell’atto di sedersi/alzarsi dalla sedia (maggiormente dopo ginocchio tenuto piegato per lungo tempo) o salire e scendere le scale. Nello sportivo con dolore acuto può generare l’impossibilità a proseguire l’attività attraverso un impotenza funzionale importante. Tradizionalmente la teoria eziopatogenetica della tendinite rotulea è stata attribuita ad un processo infiammatorio secondario ad un sovraccarico di forza tensile (Leadbetter 1992). Gli esami istochimici invece mettono in evidenza una separazione delle fibre collagene con perdita dell'architettura lineare, incremento mucoide della sostanza fondamentale, ingrossamento dei tenociti, metaplasia metacartilaginea, proliferazione capillare e nervosa (Sanchis-Alfonso 2001). Tali alterazioni osservate comunemente nella porzione posteriore della parte prossima del tendine rotuleo sono classicamente descritte come fenomeni degenerativi (King 2000) e la frequente assenza di cellule infiammatorie nella zona di lesione conferma l'ipotesi che tale patologia sia di natura degenerativa più che flogistica (Khan 1996).

Il sovraccarico ripetuto è la principale causa patogenetica del ginocchio del saltatore. La struttura tendinea subisce un continuo rimodellamento causato dal carico, sia a livello cellulare che a livello della matrice extracellulare. Attraverso questo progressivo rimodellamento il tessuto tendineo si adatta ai carichi crescenti a cui viene sottoposto durante l'esercizio fisico.

Molteplici studi dimostrano che il tendine non è una struttura inerte (Brich 2008) come per anni si è creduto ed a seconda del tipo di muscolo (fasico o tonico-posturale) presenta un suo particolare metabolismo cellulare e della matrice extracellulare. 
Il carico crea quindi una richiesta di capacità riparativa delle microlesioni che si formano. Nei casi in cui sia presente una risposta adeguata, avremo un "rinforzo" del tendine e quindi un adattamento all'aumentato stress. Nei casi invece in cui non vengano soddisfatte tali richieste, quindi sovraccarico, si instaura un circolo vizioso (circolo della tendinosi). 
Esiste quindi una sottile linea di demarcazione tra il corretto quantitativo di carico favorente il fisiologico "adattamento tendineo" e l'eccessivo carico stressante il tessuto connettivo oltre i normali limiti di mantenimento e riparazione.

Johnson (1996) sulla base della collocazione della lesione riscontrata con RMN ha proposto un modello di eziopatogenesi collegato al conflitto tra il tendine e l'apice rotuleo. Tale ipotesi eziopatogenetica si basa sulla constatazione del fatto che se la tensione fosse la causa del sovraccarico tendineo, le fibre più superficiali sarebbero quelle principalmente interessate. Nel sovraccarico compressivo da conflitto con l'apice rotuleo invece, le fibre più profonde come evidenziato dalla RMN sono quelle maggiormente coinvolte.
In queste situazioni, a causa compressiva, nei casi (rarissimi) di resistenza al trattamento conservativo è stata data l'indicazione chirurgica di asportazione di parte dell'apice della rotula e della zona dorsale del tendine in artrotomia (Martens 1982) e in artroscopia (Lorbach 2008).

Il trattamento del ginocchio del saltatore è comunemente (praticamente sempre) di tipo conservativo, attuato attraverso il riposo (sportivo o lavorativo) che serve per diminuire il sovraccarico sul tendine (causa della patologia); l’utilizzo di Terapia Fisica (quali Tecarterapia, Laserterapia, Ultrasuoni) viene utilizzata ad incrementare il metabolismo cellulare e velocizzare il processo di riparazione delle microlesioni tendinee; lavoro riabilitativo mediante rinforzo muscolare eccentrico per aumentare le capacità di carico del tendine al fine di ri-allenarlo alle future sollecitazioni (è stato per la prima volta proposto da Curwin e Stanish nel 1984 e da allora moltissimi studi hanno affrontato l'argomento). Recenti ricerche hanno invece riscontrato importante efficacia anche al lavoro concentrico ed indagato gli effetti analgesici nell’acuto e nel cronico delle contrazioni isometriche del quadricipite, che devono essere utilizzate primariamente al fine di ridurre la sensazione dolorifica in modo da permettere un più semplice e rapido inizio del lavoro riabilitativo vero e proprio.

Le implicazione nella gestione di questa frequente affezione muscoloscheletrica vanno modulate in base al tipico e personale stato patologico e psicofisico, non da sottovalutare gli aspetti di sensibilizzazione del dolore (per approfondire quest'aspetto vai e leggi l'articolo https://www.fisio-kinesis.it/blog/il-dolore-nelle-tendinopatie-fisiologic...). Pertanto risulta determinante ricercare i migliori specialisti fisioterapisti, i quali sapranno valutare e proporre le migliori strategie riducendo maggiormente il rischio di fallimenti terapeutici o possibili recidive.

Ft. Fratò Andrea, Mtc, SMTc

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Dott. Vladimiro Di Pierdomenico
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