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IL DOLORE CRONICO: impariamo a scoprire cos'è!


Quando si avverte dolore, diverse cellule nel cervello diventano attive: varie aree si attivano per aiutarci a “sentire” il corpo o per decidere come comportarci. Quando queste aree si "accendono" questa attivazione crea una attività che può essere definita come neurotag (insieme delle aree del sistema nervoso innescate).

Il dolore non è semplicemente qualcosa che riguarda il danno tissutale; altri fattori possono contribuire ad attivare il neurotag del dolore. Tale è il motivo per cui i segnali di dolore spesso non sono sufficienti per creare dolore o perché altri aspetti come la PAURA o lo STRESS possono contribuire al dolore. Quindi parti del Sistema Nervoso Centrale coinvolte nell'interpretare stimoli, sensazioni, nella memoria, nelle emozioni e nei movimenti sono deputate ad innescare una risposta dolorosa o un NEUROTAG DI DOLORE.
Ad esempio, i RICORDI o le CONVINZIONI riguardo a quanto sia forte/debole la propria schiena possono arrivare ad innescare l'attivazione del neurotag e scatenare dolore.

Quando il dolore persiste nel tempo il neurotag si attiva più facilmente, diventa dunque SENSIBILIZZATO/FACILITATO e si associa ad altri neurotag per il movimento, i pensieri, le convinzioni, e le emozioni. In aggiunta a questa facilità di attivazione, altre cellule del cervello o neurotag possono diventare DISINIBITE. Significa che si accendono quando non dovrebbero. Ciò viene chiamato SMUDGING (lett. «sporcatura») e può condurre ad alcune strane sensazioni che non sempre hanno senso, come ad esempio la diffusione del dolore in più zone del corpo.

E' quasi come se si imparasse ad avere più dolore nonostante il nostro corpo stia guarendo. A volte il dolore diventa il suo stesso problema. Se quindi inizialmente è utile per comunicarci qualcosa riguardo un possibile danno tissutale, con il passare del tempo e con la guarigione il dolore può rimanere comunque presente.

Per decenni è stato insegnato che se vi è dolore ci deve essere un danno organico, ma non sempre è così e per una serie di meccanismi, cervello/corpo sentono ancora che c'è bisogno di protezione motivo per cui il dolore e molte delle risposte protettive rimangono.
Il dolore in tal contesto diventa molto di più legato alla SENSIBILIZZAZIONE che al DANNO.

Pertanto un mal di schiena o alla cervicale cronico, chi soffre di cefalee o emicranie, fibromialgici ecc hanno un sistema nervoso più delicato, più sensitizzato e quindi più protettivo: e come si protegge il nostro sistema nervoso/corpo? Attraverso il DOLORE che non rappresenta altro che un campanello di allarme, che avviene attraverso l’attivazione di questi neurotag. Ovviamente, nel dolore cronico, l’allarme creato è un falso allarme: è come se l’allarme di casa fosse troppo reattivo e si accendesse al passaggio di una semplice mosca. Quindi, per risolvere il problema ed evitare “cure” inadeguate o temporanee, bisognerà agire sul cablaggio del sistema di allarme e non eliminando la mosca!

Quando il dolore persiste, cambia la nostra soglia del dolore che si inizia a distanziare di molto dalla soglia del danno tissutale. Perchè si generi il dolore a questo punto non è condizione esclusiva di uno stress fisico, bensì anche molti altri fattori psicologici stressanti possono portare a provare dolore.

Soffermandoci in un ultima analisi sul “sistema cervello” in cui si riportano le differenti aree cerebrali coinvolte in un neurotag del dolore che, sia prese analiticamente che globalmente, sono riunite nelle diverse componenti del dolore (sensoriale, affettiva, cognitiva) che si interfacciano e comunicano tra loro.

Pertanto un clinico che si affaccia e cerca di “curare” il dolore cronico deve conoscere questi aspetti ed approcciare il “sistema paziente” in totale multidisciplinarità. Oltretutto diviene strettamente importante l’educazione del paziente di questi meccanismi, poiché la presa di coscienza di cos’è il dolore diviene forma stessa della terapia, e solo attraverso questa multidisciplinarità si potranno riscontrare dei significativi gradi di risultati a medio/lungo termine. E non quello che la maggior parte dei pazienti riscontra nei trattamenti specifici, ovvero quando va bene un miglioramento temporaneo dei sintomi compatibili (forse) con quello che viene definito effetto placebo!

Il consiglio quindi è quello di approcciare verso clinici che affrontano il tuo dolore cronico attraverso le evidenza scientifiche ed un percorso etico, complesso, che presuppone l’impegno del paziente stesso. Evitando quei praticoni che illudono attraverso “cure” miracolose, magari passive, che mirano a eliminare la mosca...ma, come sappiamo, eliminata una mosca se ne ripresenteranno dieci!

“Cells that fire together, wire togheter" (Hebbian Theory).

Ft. Andrea Fratò, cMT, cSMT

BIBLIOGRAFIA
- Explain Pain. Lorimer Moseley and David Butler
- Graded Motor Imagery Handbook. Butler, Moseley, Beames
- Progressive Goal Attainment Program (PGAP). Michael Sullivan
- Classification Based - Cognitive Functional Therapy. Peter O'Sullivan
- Therapeutic Neuroscience Education. Adriaan Louw
- Pain Findamentals. Greg Lehman
- Sarah B Wallwork, Valeria Bellan, Mark J Catley, G Lorimer Moseley. Neural representations and the cortical body matrix: implications for sports medicine and future directions. Br J Sports Med bjsports- 2015- 095356Published Online First: 18 December 2015.

- Francesco Pacelli PhD. Neuroscience, Human Movement and Osteopathy, DALLA NEUROMATRICE AI NEUROTAGS DEL DOLORE.

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